Le parole di Beppe Grillo sulla questione penitenziaria sembrano ribaltare l’approccio del Governo in carica a proposito del tema cruciale della sicurezza: a un esecutivo che sembra puntare soltanto sull’ inasprimento delle pene e sul conseguente incremento della popolazione carceraria, il celebre comico fa presente come fra i detenuti si registri una percentuale di recidiva che supera il 70%, a fronte di un 20% fra coloro cui vengono comminate misure alternative al carcere (arresti domiciliari o affidamento in comunità di riabilitazione). Dunque “rinchiudere una persona per anni dentro una stanza, oltre a essere una tortura, non porta a nulla” e, si potrebbe aggiungere, rappresenta un onere ingiustificato per la collettività che vede tornare a delinquere più di due terzi degli utenti degli istituti penitenziari.
IN/ARCH, che nel 2014 è stato incaricato di coordinare un processo di progettazione partecipata “Lo spazio della pena, la pena dello spazio” per la riqualificazione della sezione femminile del carcere fiorentino di Sollicciano – e ha continuato a seguire puntualmente le vicende degli spazi della pena – non può non condividere le opinioni di Grillo, con l’obiettivo di rispondere alla domanda di sicurezza in termini concreti e fattuali, anziché fantasmatici e strumentali.
Per passare dalle parole ai fatti, l’Istituto propone quindi di portare tanto a realizzazione i progetti di sviluppo delle misure alternative alla detenzione elaborati negli ultimi anni, quanto ad approvazione il Nuovo Ordinamento Penitenziario, messo a punto da una commissione interdisciplinare qualificata e mirato a fare del carcere un luogo di riabilitazione anziché di “tortura”, anche relativamente agli spazi e agli arredi.