
Verso il “Codice europeo della progettazione finalizzato alla qualità degli ambienti di vita”

Il progetto come ricerca
Ricordo di Franco Zagari

Franco Zagari (Roma 1945-2023) è stato una figura di grande rilievo nella progettazione del paesaggio contemporaneo in Italia e all’estero. Professore ordinario presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria, attivissimo Presidente dell’IN/Arch Lazio (1996-2004), ‘Chévalier des Arts et Lettres’ per il Ministro della Cultura di Francia, Premio europeo Gubbio 2009, socio onorario AIAPP, membro dell’Executive Board di Uniscape, premio Romarchitettura alla Carriera (IN/Arch-OAR) nel 2014 e, soprattutto, insignito del titolo di “Grande albero del paesaggio italiano” nel 2013, onorificenza a cui teneva di più.
La sua ricerca, fin dai primi anni di collaborazione ai corsi di Ludovico Quaroni negli anni ‘70, si è incentrata sulla compresenza di sperimentazioni linguistiche e di rigore metodologico, in particolare nella definizione dello spazio pubblico urbano, giardino o piazza, privilegiando sempre la dimensione poetico-narrativa. Un gioco di continue invenzioni spaziali inteso come Ars Combinatoria, tra citazioni colte decontestualizzate e azioni performative. Nell’indagare i rapporti con l’utente, ha creato spazi per la convivialità, privilegiando l’approccio comportamentale dei linguaggi dell’Arte.
All’IN/Arch ha dato un grande contributo scientifico fin dagli anni ’70: ha iniziato con la ‘Conferenza sull’Habitat di Vancouver’ e con ‘Habitat 2’ di Istanbul, ha poi collaborato alla ‘Settimana dell’Architettura’ nel 1979, ha curato per anni due storici cicli di incontri ‘Lavori in corso’, con visite nei cantieri, e ‘Dialoghi di architettura’, straordinarie conferenze sul paesaggio, organizzate con l’Accademia di Francia. In molte di queste iniziative ho avuto l’onore di collaborare, apprezzandone il rigore e l’apertura culturale.
Molte le opere realizzate in Italia, Francia, Scozia, Georgia, Giappone, Giordania, fra cui:
il Giardino Italiano (Expo di Osaka ’90), Piazza Matteotti a Catanzaro, il Centro di accoglienza delle Grotte preistoriche di Niaux (Francia), il sistema delle piazze centrali di Saint-Denis (Parigi), la Cupola del Palazzo della Presidenza della Repubblica della Georgia a Tbilis, i giardini dell’Expo Milano 2015, giardini nella città di Marsa Zayed in Giordania e, a Roma, Villa Leopardi, Piazza Montecitorio, il giardino pensile dell’Auditorium Parco della Musica, il ponte e la terrazza galleggiante nel Parco del Lago all’Eur.
È autore di saggi e film, fa cui: ‘L’architettura del giardino contemporaneo’ (un libro, una mostra, sei film RAI), ‘Questo è paesaggio – 48 definizioni’, ‘Giardini. Manuale di progettazione’, ‘Paesaggi di città non città’.
In occasione dei suoi settanta anni gli è stato dedicato ‘Zagaria’, un libro in suo onore con saggi di allievi, maestri e amici. Riporto una sintesi di quanto scrissi in quella occasione: “attraversando e vivendo le opere realizzate da Franco Zagari si manifestano volontà duali e poetiche, espresse spesso in forma di ossimoro. Per un verso Franco rende essenziale il complesso, per altri crea sistemi proteiformi e multi-orientati. Direi che possiede una capacità sintetica (centripeta e centrifuga) di connettere i grandi sistemi con i microcosmi ravvicinati. Alle strutture arboree, tra Epica e Idillio, Sublime e Aleatorio, delega la valenza emozionale. (…) Nel gioco delle contrapposizioni ora emerge il rigore cartesiano della composizione architettonica, ora prevalgono forme organiche e flessuose. (…) Il progetto del paesaggio è per lui una visione globale e paradigmatica, è un’esperienza in cui il soggetto opera dentro l’oggetto. In questo approccio universalistico le antinomie sprigionano tensioni creative tra regolare e irregolare, denso e rarefatto, concreto ed etereo. Il paesaggio urbano, in questo senso, rivela un fondamento teorico e un legame etico-sociale, un approccio esteticamente vitale e non disgiunto dalla responsabilità del fare”.
Massimo Locci