L’IN/ARCH saluta con grande soddisfazione il riconoscimento dell’Ivrea di Adriano Olivetti come Sito Patrimonio dell’Umanità.
Nel 2012, con un ruolo di protagonista del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia curato dall’attuale vice-presidente Luca Zevi, l’Istituto ha riproposto con forza il messaggio del grande industriale piemontese, quale modello di una concezione imprenditoriale il cui successo si misura non soltanto con la quantità dei prodotti messi sul mercato, ma anche con la qualità del design, del processo produttivo, dei luoghi di lavoro, dei servizi e delle abitazioni per i dipendenti, dell’organismo urbano nel quale si svolge l’attività aziendale.
Una concezione di tipo olistico, che interpreta compiutamente il modo di produzione Made in Italy e che avrebbe potuto dare al nostro Paese – ma può ancora dargliela – una posizione egemone a livello internazionale. Una posizione insidiata prima dall’industrializzazione pesante e dall’agglomerazione metropolitana e poi, siamo ai nostri giorni, da un capitalismo selvaggio completamente disinteressato all’ambiente e alla qualità della vita delle persone, attento soltanto al PIL e al profitto.
Il persistente successo delle imprese del Made in Italy – come siamo andati ripetendo nel mondo con i viaggi del Padiglione Italia 2012 – ribadisce l’attualità del messaggio di Adriano Olivetti. Un’attualità che è stata ribadita con forza dall’IN/ARCH anche in occasione del Congresso Nazionale, tenutosi nell’aprile scorso, che nel suo documento finale lo ripropone esplicitamente attraverso il rilancio di un modello di sviluppo integrato, capace di rilanciare la mirabile geografia policentrica del nostro Paese. Una geografia scaturita da una complessità produttiva che ha dato vita a mirabili ambienti urbani e rurali, espressivi anche di una considerazione attenta delle esigenze delle persone. Una considerazione oggi fortemente trascurata, come dimostra la spaventosa impennata delle diseguaglianze sociali che caratterizza il nostro tempo.