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Ponte Morandi: si poteva restaurare?
Decreto Semplificazioni: non ci resta che piangere
La foto di copertina ritrae un edificio di Roma. Uno qualsiasi, uno dei tanti. Il primo che mi è venuto in mente tra migliaia di esempi di quella “banalità del costruito” diffusamente presente nelle nostre città. Ma questo edificio (e tanti altri analoghi) ha una particolarità: si trova in un’area che il PRG di Roma classifica come “zona omogenea A”.
Immaginate che qualcuno decida di demolirlo e ricostruirlo. Secondo qualche genio della politica italiana, nemico dell’architettura e della rigenerazione urbana, dovrebbe farlo rispettando rigorosamente «sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche», superfetazioni condonate incluse, evitando, naturalmente, qualsiasi incremento volumetrico. Insomma, il progettista che si trovasse ad affrontare questa sfida sarebbe costretto a trasmettere ai posteri alcuni valori irrinunciabili della “forma” di questo capolavoro.
Può sembrare uno scherzo ma in realtà sarebbe questa la conseguenza dell’applicazione di un comma dell’articolo 10 del tanto atteso Decreto Semplificazioni approvato dal Governo.
Leggi l’articolo completo di Francesco Orofino, Segretario generale IN/ARCH