Natural Genius: Il design industriale applicato alle superfici in legno
L’agrivoltaico per l’Arca di Noè
9° incontro del ciclo Ritratti
Albertini – Corso Stati Uniti Torino
7 marzo ore 17.30
Torino, Castello del Valentino – Aula 1V – Viale Mattioli 39
Moderatore: Elena Dellapiana – PoliTO
Relatori:
Mario Alberto Chiorino – prof. emerito PoliTO
Paola Gribaudo – Presidente Accademia Albertina di Torino
Luigi Masella – ing. progettista
Guido Montanari – PoliTO
“Federgrario” ora centro congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti n.21
Sull’ampio Corso Stati uniti, a margine dell’ex piazza d’armi, in un’area ove da metà Ottocento erano previste palazzine e giardini privati, Amedeo Albertini (1916-1982), progetta e realizza un imponente edificio elevato a 8 piani con destinazione uffici e sala congressi, per una prestigiosa sede bancaria. Il progettista è un protagonista dell’architettura italiana del secondo Novecento.
L’architetto concepisce una vistosa struttura portante in cemento armato realizzata con giganteschi travi ammorsate sugli angoli e sostenute da pilastri cilindrici. Poco presente nel panorama italiano, secondo un approccio che sembra riecheggiare alcune opere lecorbusiane, ma soprattutto ricorda alcune megastrutture progettate da Kenzo Tange, costituendo una testimonianza rara nel panorama italiano di una stagione di ricerche di rilevanza internazionale, citata in letteratura. Il progetto strutturale è stato elaborato dall’ingegnere Cesare Castiglia (con gli ingegneri Giulio Pizzetti, Luigi Masella, Mario Alberto Chiorino, G. Losana), con l’adozione di tecniche avanzate, tra cui l’impiego di diaframmi in bentonite nelle operazioni di scavo delle parti interrate, setti a diaframmi per le fondazioni e travi di grandi luci precompresse, messe in tensione in opera. Il primo piano fuori terra è sospeso con tiranti in acciaio saldati alla trave sovrastante, una centinatura particolare è stata usata per il getto in opera della grande trave in cemento armato della copertura, realizzata per “alleggerire” visivamente gli ultimi piani. L’utilizzo di acciaio Corten per i pilastri sul retro, è stata un’assoluta novità a livello torinese e nazionale.
Committenza: Banca Federagrario
Utilizzo: uffici
Progettisti: Amedeo Albertini, strutture ingegnere Cesare Castiglia (con Giulio Pizzetti, Luigi Masella, Mario Alberto Chiorino, G. Losana)
Cronologia: 1971 – 1973
Indirizzo: Corso Stati Uniti 21, Torino
Per maggiori informazioni: RITRATTI: ALBERTINI – CORSO STATI UNITI TORINO
Iscriviti su Eventbrite per partecipare all’evento
Incontro pubblico in presenza.
Ingresso gratuito per il pubblico e i soci IN/Arch. Gli architetti che non sono iscritti ad IN/Arch e che desiderano i crediti dovranno pagare €6 per i diritti di segreteria.
L’incontro da diritto a 2 Crediti Formativi professionali per gli architetti di tutta Italia. Approvazione del CNAPPC 919/2021.
RITRATTI
Architetti e architetture del secondo Novecento a Torino e in Piemonte
Con questo ciclo di incontri IN/Arch Piemonte si propone di contribuire alla conoscenza di opere di architettura del secondo novecento, opere meno note, spesso ai margini della storiografia ufficiale, ma che nascondono contributi preziosi per ricostruire la storia dei luoghi insieme alle intenzioni, ai linguaggi e alle tecniche dell’architettura; opere spesso sospese nell’oblio o quantomeno sradicate dal contesto storico a cui andrebbero ricondotte. Si tratta di edifici che spesso rischiano di essere snaturati, demoliti, sacrificati sull’altare del mercato immobiliare o dell’aggiornamento funzionale e tecnologico. Eppure nei decenni che vanno dalla ricostruzione al “boom economico”, una generazione di architetti formatasi durante il regime o a cavallo della guerra, si esprime con opere molto significative, talvolta riconducibili ad un dibattito internazionale. Sono gli anni della maturità dei grandi maestri del Movimento Moderno, ma anche dei primi segnali della crisi dei dogmi della modernità.
A Torino e in Piemonte alcuni architetti si esprimono interesse per le tradizioni spesso negate, con una nuova attenzione ai contesti locali, dove la modernità dialoga con le matrici insediative, dove si intrecciano logiche economiche, tecniche, politiche e nuove idee dell’abitare. Altri si impegnano sui temi dell’edilizia sociale, dei servizi e dei luoghi del lavoro, le cui carenze assumono rilievo drammatico nel corso dei rapidi processi di inurbamento e industrializzazione. Altri ancora, rivelano un’attenzione al design che porterà l’Italia ad essere nota nel mondo per la qualità della sua ricerca nel campo del prodotto industriale.
Le opere di questo periodo, pur nella loro precaria frammentarietà all’interno di un paesaggio urbano oggi radicalmente trasformato, sono testimonianza della energie e delle idee che hanno animato l’architettura del secondo dopoguerra, più impegnata sul piano della responsabilità tecnica, intellettuale e sociale del mestiere, del rapporto con l’impresa e con la committenza, che al consolidamento di una dottrina accademica. Architetture talvolta sviluppate dentro un processo di aggiornamento della formazione professionale e di sviluppo tecnologico della produzione edilizia, ma anche di forti spinte speculative che coinvolgono le città e i territori, con diffusi esiti di degrado del paesaggio e dello spazio pubblico. Per queste ragioni, quella stagione è stata, nel suo scenario complessivo, spesso giudicata sfavorevolmente. Anche gli strumenti della tutela, con il passaggio da 50 a 70 anni della soglia per il vincolo dei beni di proprietà pubblica, sembra aver confermato questa damnatio memoriae.
Programma del ciclo d’incontri Ritratti. Architetti e architetture del secondo Novecento a Torino e in Piemonte