Per una efficace rigenerazione urbana. Resoconto del dibattito
L’esperienza dell’Agenda Urbana dell’Umbria
5° incontro del ciclo Ritratti
Gregotti, Meneghetti, Stoppino. Edificio per uffici a Novara
22 novembre ore 17.30
Torino, Urban Lab, Piazza Palazzo di città 8/F
Moderatore: Luca Gibello, il Giornale dell’Architettura
Relatori: Emilio Battisti, PoliMi e Matteo Gambaro, PoliMi
Palazzo per uffici Vittorio Gregotti, Ludovico Meneghetti, Giotto Stoppino, 1959-1960 Novara
L’edificio si trova nel centro storico di Novara in via San Gaudenzio a pochi passi dall’imponente cupola dell’Antonelli. Si tratta di uno dei primi edifici rilevanti progettato dallo studio fondato nel 1953 a Novara da Vittorio Gregotti (Novara, 1927), Lodovico Meneghetti (Novara, 1926), Giotto Stoppino (Vigevano 1926), studio che fu attivo fino al 1969 con la sigla Architetti Associati e che divenne ben presto un punto di riferimento fondamentale nel dibattito architettonico dell’epoca.
Il fabbricato, originariamente, ospitava al piano terra gli spazi di un istituto bancario ed ai piani superiori, studi professionali e uffici.
Il prospetto presenta un basamento arretrato rispetto al filo della strada costituito da una intelaiatura in ferro a cui sono ancorati i serramenti metallici e le lastre di tamponamento in marmo serpentino martellinato. Il disegno simmetrico, verticale e a tutta altezza sia dei bovindi che dei pilastri produce un’integrazione tra il disegno moderno degli elementi e la composizione classica permettendo al manufatto di inserirsi coerentemente all’interno di un contesto storico caratterizzato dalla presenza di palazzi nobiliari.
Committenza: Privata
Progettista: Vittorio Gregotti, Ludovico Meneghetti, Giotto Stoppino
Cronologia: 1958 – 19610
Indirizzo: Novara, Via San Gaudenzio 17
Per maggiori informazioni: RITRATTI_05: GREGOTTI MENEGHETTI STOPPINO EDIFICIO PER UFFICI A NOVARA
Iscriviti su Eventbrite per partecipare all’evento
Incontro pubblico in presenza.
Ingresso gratuito per il pubblico e i soci IN/Arch. Gli architetti che non sono iscritti ad IN/Arch e che desiderano i crediti dovranno pagare €6 per i diritti di segreteria.
L’incontro da diritto a 2 Crediti Formativi professionali per gli architetti di tutta Italia. Approvazione del CNAPPC 919/2021.
RITRATTI
Architetti e architetture del secondo Novecento a Torino e in Piemonte
Con questo ciclo di incontri IN/Arch Piemonte si propone di contribuire alla conoscenza di opere di architettura del secondo novecento, opere meno note, spesso ai margini della storiografia ufficiale, ma che nascondono contributi preziosi per ricostruire la storia dei luoghi insieme alle intenzioni, ai linguaggi e alle tecniche dell’architettura; opere spesso sospese nell’oblio o quantomeno sradicate dal contesto storico a cui andrebbero ricondotte. Si tratta di edifici che spesso rischiano di essere snaturati, demoliti, sacrificati sull’altare del mercato immobiliare o dell’aggiornamento funzionale e tecnologico. Eppure nei decenni che vanno dalla ricostruzione al “boom economico”, una generazione di architetti formatasi durante il regime o a cavallo della guerra, si esprime con opere molto significative, talvolta riconducibili ad un dibattito internazionale. Sono gli anni della maturità dei grandi maestri del Movimento Moderno, ma anche dei primi segnali della crisi dei dogmi della modernità.
A Torino e in Piemonte alcuni architetti si esprimono interesse per le tradizioni spesso negate, con una nuova attenzione ai contesti locali, dove la modernità dialoga con le matrici insediative, dove si intrecciano logiche economiche, tecniche, politiche e nuove idee dell’abitare. Altri si impegnano sui temi dell’edilizia sociale, dei servizi e dei luoghi del lavoro, le cui carenze assumono rilievo drammatico nel corso dei rapidi processi di inurbamento e industrializzazione. Altri ancora, rivelano un’attenzione al design che porterà l’Italia ad essere nota nel mondo per la qualità della sua ricerca nel campo del prodotto industriale.
Le opere di questo periodo, pur nella loro precaria frammentarietà all’interno di un paesaggio urbano oggi radicalmente trasformato, sono testimonianza della energie e delle idee che hanno animato l’architettura del secondo dopoguerra, più impegnata sul piano della responsabilità tecnica, intellettuale e sociale del mestiere, del rapporto con l’impresa e con la committenza, che al consolidamento di una dottrina accademica. Architetture talvolta sviluppate dentro un processo di aggiornamento della formazione professionale e di sviluppo tecnologico della produzione edilizia, ma anche di forti spinte speculative che coinvolgono le città e i territori, con diffusi esiti di degrado del paesaggio e dello spazio pubblico. Per queste ragioni, quella stagione è stata, nel suo scenario complessivo, spesso giudicata sfavorevolmente. Anche gli strumenti della tutela, con il passaggio da 50 a 70 anni della soglia per il vincolo dei beni di proprietà pubblica, sembra aver confermato questa damnatio memoriae.
Programma del ciclo d’incontri Ritratti. Architetti e architetture del secondo Novecento a Torino e in Piemonte